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Introduzione

Nel 2025 l’“agentic commerce” è diventato la parola d’ordine di Cannes Lions, VivaTech e di ogni board meeting nel lusso: parliamo di agenti AI capaci di agire in autonomia – ricercare, comparare, acquistare e perfino rivendere prodotti – liberando il cliente da passaggi operativi e il brand da colli di bottiglia sulla customer experience. LVMH, in partnership con Google, sta già testando task-agent che affiancano i sales associate in boutique, mentre titoli come Fortune presentano gli shopping agent come la prossima rivoluzione che metterà in discussione lo status quo dei grandi retailer voguebusiness.com.

Dai chatbot agli agenti autonomi: cos’è davvero l’Agentic Commerce

Se i chatbot “conversano”, gli AI agent impostano obiettivi, prendono decisioni e compiono azioni complesse su più touchpoint. In pratica passiamo da un’assistenza reattiva a un concierge pro-attivo che sa quando far recapitare la nuova B-Bag al cliente VIC prima che lui la chieda. Sul backend, gli agenti sfruttano modelli linguistici estesi, tool-use e integrazioni API per orchestrare cataloghi, logistica e pagamenti in tempo reale arxiv.org.

Invisible vs Visible Intelligence nel luxury CX

  • Invisible intelligence: agenti che lavorano “dietro il velluto” (clienteling, CRM, restock alerts) e potenziano i sales associate senza sostituirli.

  • Visible intelligence: personal stylist virtuali come Alta o Daydream che costruiscono armadi digitali e finalizzano l’ordine con un tap dentro l’avatar del cliente voguebusiness.com.

Impatto sul customer journey high-end

I primi case study riportano:

  • +30 % di conversioni carrello, –50 % di costi customer care e +40 % di velocità fulfillment da quando gli agenti seguono discovery, checkout e post-vendita griddynamics.com.

  • Nuovi KPI: agent hand-off rate, autonomous resolution, lifetime value uplift sulle top-tier segments.

  • Opportunità di cross-channel storytelling (boutique fisica ↔ digitale) grazie a dati di prima parte che l’agente scambia in tempo reale fra sistemi.

Rischi, compliance e AI Act europeo

Dal 2 agosto 2025 molte disposizioni dell’AI Act entreranno in vigore, con requisiti di trasparenza, valutazione di impatto e governance dei modelli di uso generale. Tech-lobby e governi chiedono già una “pausa” per chiarire linee guida, segno che il lusso dovrà bilanciare sperimentazione e responsabilità per evitare multe e danni reputazionali reuters.com.

Visione LANGA: orchestrare agenti + dati di prima parte

Per LANGA Studios l’agente non è un “gadget” ma il motore di un ecosistema headless:

  1. Identity Cloud proprietaria che unifica i profili cliente (zero & first-party data).

  2. Orchestrator che richiama micro-servizi (catalogo, pagamenti, logistica) via API.

  3. Layer di brand-safety & compliance integrato con i registri di audit richiesti dall’AI Act.

  4. Front-end phygital (Vision Pro, mobile, boutique) dove l’agente diventa volto e voce della maison.

Conclusione

L’agentic commerce non sostituisce la magia del lusso: la amplifica, estendendo l’ospitalità sartoriale dal salotto di Place Vendôme allo smartphone del cliente di Singapore. Chi inizia ora a progettare concierge digitali controllati, etici e brand-consistent si troverà nel 2027 con supply-chain più snella, clienti più fedeli e un vantaggio competitivo difficilmente colmabile. È il momento di decidere se lasciare che gli agenti ridisegnino il retail… o farsi guidare da loro.