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Introduzione

Nel mondo del lusso, il confine tra reale e digitale è sempre più sottile. Ma cosa succede quando il digitale diventa anche fisico? La tecnologia haptics nel contesto della realtà virtuale rappresenta una frontiera affascinante per i brand che vogliono offrire esperienze sensoriali immersive, raffinate e sorprendenti. Toccare un tessuto, sentire la vibrazione di un oggetto, percepire la resistenza di una superficie: tutto questo, oggi, è possibile. Ma è davvero utile? E soprattutto, è sostenibile?

Haptics: cosa sono e come funzionano

La tecnologia haptics si basa su attuatori che riproducono sensazioni tattili attraverso vibrazioni, pressioni o feedback di forza. Nella VR, questi dispositivi vengono integrati in guanti, controller o superfici indossabili per offrire un’interazione multisensoriale. Per i brand di lusso, il valore aggiunto è evidente: trasformare una demo digitale in un’esperienza fisica che coinvolge l’utente a livello emotivo e percettivo.

Esperienze premium: dal concept store virtuale alla showroom sensoriale

L’integrazione dell’haptics nella VR può portare a scenari evoluti:

  • Virtual showroom dove è possibile “sentire” i materiali prima dell’acquisto.
  • Esperienze immersive di storytelling multisensoriale.
  • Presentazioni prodotto esclusive per clienti selezionati.

Marchi come BMW, Gucci e Balenciaga hanno sperimentato ambienti immersivi, ma la vera novità è il passaggio dalla semplice visione alla percezione completa del prodotto. In questo senso, l’haptics diventa un’estensione tangibile del branding.

Criticità: tra innovazione e reale utilità

Nonostante il fascino, l’adozione dell’haptics su larga scala presenta ancora molte sfide:

  • Costi elevatissimi per hardware e sviluppo di contenuti specifici.
  • Compatibilità limitata con i visori attualmente in commercio.
  • Problemi di standardizzazione tra dispositivi.
  • Curva di apprendimento ancora troppo alta per un’utenza generalista.

Inoltre, non è sempre chiaro se la sensazione simulata aggiunga reale valore all’esperienza o rappresenti solo una sofisticazione fine a sé stessa.

Caso reale: Dior e l’installazione immersiva haptic

Nel 2020, Dior ha collaborato con un’azienda specializzata in haptics per un’installazione immersiva dedicata al lancio di una collezione haute couture. I visitatori potevano percepire virtualmente le texture dei tessuti e delle finiture, vivendo un’esperienza profondamente sensoriale. L’iniziativa, riservata a una cerchia ristretta di clienti VIP, ha suscitato grande interesse, dimostrando come tecnologia e lusso possano fondersi senza perdere autenticità.

Conclusione

In LANGA Studios osserviamo l’haptics VR con grande curiosità e spirito critico. È una tecnologia ancora acerba, ma con potenziale concreto nei contesti giusti. Non la proponiamo mai come “wow effect” fine a sé stesso, ma come possibilità per brand che vogliono davvero osare e investire nell’innovazione esperienziale. Se c’è una lezione che il lusso ci insegna è questa: ogni innovazione deve saper emozionare. Anche – e soprattutto – attraverso un tocco.